TRADIZIONI PASQUALI: LA COLOMBA E LA PASQUETTA
em 02 de Abril de 2021
La primavera mi piaceva da morire.
Avevo dei ricordi stupendi da bambino e appena iniziava la nuova stagione tutto riaffiorava nella mia testa. Si riaccendevano d’improvviso i cinque sensi.
La primavera era una rinascita, l’inizio di un nuovo ciclo, sarebbe stato per tutti più allegro se il calendario ufficiale fosse iniziato a Marzo.
La primavera rappresentava la nuova vita, la fine del letargo per il mondo animale e della sofferenza per i fiori e le piante martoriate dal freddo, la neve, la pioggia, la brina.
Io mi ricordo della Primavera molto bene. Mia madre lasciava aperte le finestre e anche le case tornavano a respirare. Si spegneva il camino e si lasciava entrare la luce e il calore solare, erano benvenuti eccome.
La finestra della mia cameretta si affacciava dalla parte delle campagne; vedevo le lunghe distese di campi, le piante di olive e i filari di uva, d’inverno il cielo grigio. Appoggiavo la testa sul vetro freddo, il respiro caldo della mia bocca creava condensa e fissavo quelle piante pallide e senza foglie. Stavano soffrendo e il freddo e la pioggia le imbruttiva ancora di più.
A Marzo, però, le cose cambiavano e uno spettacolo di luci e di vita mi si presentava davanti. I campi resuscitavano, l’erba cresceva senza ostacoli, nuovi fiori e colori. Nuovi profumi floreali. Il pesco calvo e senza vita d’improvviso esplodeva in fiori rosa, il ciliegio, il melograno, anche l’ulivo si stava risvegliando. Si improfumavano e lo facevano sentire a tutti.
La terra stava partorendo nuova vita.
Mi piaceva tantissimo questa stagione, ci potevamo togliere gli ingombranti vestiti e uscire solo con il maglione, la felpa o un giacchetto. Come le lucertole cercavamo i raggi del sole per scaldarci, la pelle riscopriva la libertà e riassaporava l’aria, finalmente tiepida.
Anche le piante e gli insetti sembravano sorridere e finalmente si usciva fuori: LIBERI!
La primavera ci mostrava uno dei processi naturali più stupendi al mondo, l’impollinazione. Insetti e fiori insieme, facevano l’amore sotto a splendide giornate di sole.
Io, particolarmente, ho delle bellissime immagini che mi passano per la mente, bei ricordi; nonna che sgrana piselli freschi fuori al sole, i fiori delle fave appesantiti dai propri frutti, gli alberi pieni di foglie nuove e verdi, l’erba che cresce a vista d’occhio, il profumo dell’erba tagliata e il rumore del tagliaerba la mattina presto, la vita di campagna.
Mi torna in mente il letto di casa, la luce del sole entrando e riscaldando solo una metà del materasso matrimoniale, io giustamente, cercavo di riscaldarmi solo da quel lato. Che spettacolo guardare fuori e il cielo finalmente senza nessuna tonalità di grigio.
Mi torna in mente di nuovo il giardino di zia, pieno di margherite. Erano riuscite anche le margherite dopo diversi mesi di brina e gelo. Qualcuna aspettava le api, qualcun’altra veniva schiacciata e le più belle raccolte. I fiori bianchi del ciliegio e dell’albero di visciole.
L’amarena di visciole l’avete mai provata?
Zia tagliava il bosso con le forbici, bello e perfetto, compatto su tutti i lati.
Le formiche ritornavano a lavoro, su e giù immagazzinando premurosamente cibo invece di spassarsela come la cicala. Brava la cicala, ‘sti cazzi!, ogni volta che penso alla cicala me la immagino sul ramo, sdraiata con la sigaretta e le gambe incrociate a guardare sotto chi lavora.
In cielo si vedevano le rondini, cantavano e volavano. Deve essere stupendo volare dopo un lungo periodo di freddo. Quando in cielo si vedevano le rondini, a scuola, la maestra Marina, rispolverava Giovanni Pascoli. Quanti quaderni squinternati perché non mi ricordavo i versi.
Mi torna in mente l’orzo, finalmente lo potevo bere fresco e senza riscaldarlo, ci mettevo lo zucchero e i gentilini li facevo affogare senza farli rompere e ammorbidire troppo. Se il gentilino fosse caduto nel caffè d’orzo sarebbe stato un disastro, cambiava tutto il sapore. Dietro la tenda gigante del corridoio c’era il frigorifero vecchio che aprivo solo per vizio, dentro c’erano cose che non mi piacevano. La credenza celeste invece era più simpatica e emanava un odore di biscotti e altre specialità, ti faceva sentire a casa.
Poi mi piaceva rivedere la gente più anziana uscire nelle strade e andare dal fruttivendolo, al mercato oppure alla bottega. Il fruttivendolo cominciava a sostituire la frutta nei cesti, basta con arance, mandarini e mele. Basta!
Mi ricordo le persone chiacchierare fuori il negozio a gruppetti cercando sempre il lato riscaldato dai raggi. Il sole aveva d’improvviso perso una timidezza invernale.
La primavera era un regalo che tutti aspettavano. Un regalo azzeccato.
Tutto bellissimo.
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